Visto da me: Sassuolo-Lazio 0-2
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di Er Matador
Tre punti fondamentali per invertire una tendenza che, dopo la sosta, aveva preso una brutta piega.
Difesa che ha concesso poco, con Casale e Romagnoli protagonisti di letture efficaci su azioni potenzialmente pericolose. Zaccagni molto bene dal dischetto, con tiro radente e di seconda intenzione sul portiere che ha ricordato Roberto Baggio. Felipe Anderson benissimo sul raddoppio, prima nel movimento che taglia fuori Tressoldi (nella foto, ndr) poi per freddezza, tecnica e tempi nel finalizzare un’azione niente affatto scontata.
Poco altro da salvare in una partita oscena, fra una banda di picchiatori senz’arte né parte e una di “(forse) vorrei ma non posso”. Roba degna di un Sambanedettese-Potenza di serie C d’antan, beninteso con le squadre in annata no. Lazio premiata da due situazioni quantomai estemporanee e individuali; ma che di squadra, sia nella versione con corsa e pressing a vuoto sia in quella più coperta, ha assommato a malapena due passaggi di fila. Se questo è “il gioco”, io sono Rita Hayworth.
Una considerazione sulla coppia centrale difensiva, come detto protagonista di una prova positiva.
La scorsa stagione ha chiarito come la difesa più alta, l’elastico e le complessità tattiche del sarrismo richiedano nel reparto arretrato doti di esplosività, reattività, atteggiamento proattivo anziché tendente all’arretramento per aspettare l’avversario. Vale a dire le doti che hanno permesso a Patric di ritagliarsi con merito un ruolo da protagonista nell’annata 2021/’22.
Poi è arrivato il mercato e con esso, dopo tempo immemorabile, il lato positivo di uno schema rigido fino all’ottusità: un canovaccio assai ben definito, anche negli identikit tattici dei singoli, in base al quale scegliere i nuovi acquisti. Chi è arrivato? Casale e Romagnoli, appunto. Buoni giocatori ma con caratteristiche opposte, a partire dalla modesta velocità di base e da movimenti molto più compassati. Tant’è che le prestazioni migliori loro (e di Cataldi) sono coincise col derby e col secondo tempo di ieri: le partite meno sarriane in assoluto, dove il trio ha giostrato grossomodo come Biava-Dias-Ledesma ai tempi.
Una situazione che fa il paio con quella di centrocampo, dove nel ruolo fondamentale per il 4-3-3 (e occupato appunto dal buon Danilo) si è scelto tale Marcos Antônio: uno che con Dioleiva o chi per esso ha in comune giusto la postura nella minzione.
Ed eccoci alla domanda: elementi così poco sarriani provengono dall’ennesima scorribanda del faccendiere schipetaro ai danni della Lazio? O li ha scelti/avallati il tecnico, dimostrandosi dissociato anche da sé stesso? Non so quale delle due ipotesi sia più preoccupante.
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