Autore Topic: Annales  (Letto 16811 volte)

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Offline borges

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Annales
« : Giovedì 14 Aprile 2011, 12:41:04 »
Capitolo 1° - Le origini


LA VERA STORIA DELL’ asroma

Capitolo 1° - Le origini


Er carcio pulito, a Roma, arriva nel 1927. La storia, forse stordita da tale evento, ha dimenticato di tramandarne il giorno preciso: alcuni quotidiani l'8 giugno annunciano la nascita dell'asroma, ma pezzi di carta di quella riunione del 7 non ce n'è: e d'altra parte, Alba e Fortitudo (due delle tre società che confluirono nell'asroma) dopo il 7 giugno disputarono almeno una partita ciascuna delle fasi finali dei campionati nazionali. Per altri la fausta data è quella del 22 luglio, giorno di un verbale di assemblea (il primo) della neonata società: ma prima di quel 22 luglio l'asroma ha giocato almeno una partita, addirittura con una squadra straniera.

Insomma, né il 7 giugno né il 22 luglio. D'altronde, come può esserci una data esatta per qualcosa che è avvenuto in maniera così nebulosa che sembra quasi... non sia avvenuto proprio?

Torniamo un attimo dietro. Qualche anno, non di più. I calciatori hanno cominciato a percepire dei rimborsi spese, che somigliano sempre di più a degli ingaggi veri e propri. Le società hanno necessità di aumentare gli incassi. Molte sono sull'orlo del collasso, e lo stesso sistema calcio sembra poter crollare sotto il peso dei debiti. Niente di nuovo sotto il sole.

Bisogna trovare una soluzione: si chiama campionato a girone unico. Le migliori squadre giocano sempre e solo tra loro, per tutto l'anno. Incassi e interesse assicurati: gli inglesi fanno così da quasi quarant'anni, sono loro ad aver inventato quello che si chiamerà, chissà perché, "girone all'italiana". Le società, però, si adeguino: niente debiti e chi non ce la fa si tolga di mezzo: meglio una squadra per ogni città importante. Lo stato si occuperà di costruire stadi adeguati. Un progetto azzeccato, niente da dire: la serie A esiste ancora oggi e gli stadi che usiamo sono quasi tutti quelli costruiti negli anni '20/'30. Il tutto, viene sancito dalla cosiddetta "Carta di Viareggio": tre i redattori principali.

A livello locale, la ristrutturazione delle società viene affidata ai segretari provinciali del fascio.

Tra i club cui la ristrutturazione fa particolarmente comodo, c'è la Fortitudo di Roma. La Fortitudo versa in cattivissime acque, e il nuovo corso sembra offrirle qualche via d'uscita: anzi, pare quasi che lo abbiano studiato apposta per lei.

La figura più importante di quella Fortitudo si chiama Italo Foschi. Il segretario provinciale del fascio si chiama Italo Foschi. Uno dei tre redattori della Carta di Viareggio si chiama Italo Foschi.

Italo Foschi, il segretario provinciale, inizia le trattative per la creazione a Roma di una nuova, unica società. Non lo fa certamente apposta, ma cerca di tutelare soprattutto la sua Fortitudo. Prende contatti con la Lazio, che ha una carta vincente: i soldi. Naturalmente, la nuova società si chiamerà Roma, propone Foschi il segretario. Ma la Lazio da quell'orecchio non ci vuole sentire: vuole tenersi il nome. Anzi, siccome la Lazio conosce le regole e sa che una fusione tra società prevede lo svincolo automatico gratuito di tutti i calciatori, dice a Foschi: noi assorbiamo la Fortitudo, e questo si può fare senza perdere i calciatori in rosa.
Foschi, quello della Fortitudo, ingoia amaro: ma non ha alternative. Accetta. O perlomeno dice di accettare. La Lazio prende atto e, dal momento che acquisirà la rosa della Fortitudo e si farà carico dei suoi debiti, rinuncia alla campagna acquisti per la stagione in arrivo, che si preannuncia molto impegnativa perché vedrà per la prima volta la Lazio confrontarsi nel Girone Nazionale, assieme agli squadroni del nord.

Foschi però non si arrende e contatta i proprietari del Roman: un club antico ma che negli ultimi anni non partecipa quasi mai ai campionati. Ma il Roman, come la Lazio, ha quello che serve a Foschi: i soldi. C'è da tirare dentro anche l'Alba, che doveva anch'essa confluire nella Lazio: nessun problema, c'è solo quel Farneti che nell'Alba mette soldini in quantità e che di veder sparire la società che tanto ama non vuol saperne manco lui. Ma Farneti pensa, si fida, che una cosa del genere non succederà mai, e così ai primi di giugno se ne va fatalmente in vacanza al mare.

La riunione decisiva, nella sede della Lazio, avviene il 6 giugno. La Fortitudo presenta il conto: non ha debiti per 100.000 lire, come la Lazio era stata informata in precedenza, ma per 300.000. Vaccaro non ci pensa su molto, dice che è perplesso ma che si impegna a studiare una copertura anche per quella cifra. Ma la Fortitudo dice ancora no: la questione del nome, dicono, le preme troppo.

Il giorno dopo, avviene una riunione in casa di Foschi e l'8 giugno i giornali annunciano la nascita dell'asroma.
La Lazio, così, non potrà effettuare il mercato estivo: troppo tardi, ormai. Si è fidata, evidentemente, di una parola poi non mantenuta.

Il Coni si arrabbia un po': le fusioni abbisognano della sua autorizzazione. Ma non accade nulla. Anzi, siccome ogni nuova società deve essere costituita in Polisportiva, l'asroma si affretta a costituire anche un paio di sezioni di altri sport, oltre il calcio, tanto per salvare la forma.

Si arrabbia anche Farneti, che tornato dalle vacanze non trova più la sua amata Alba: il marchese Scialoja, che ne aveva purtroppo titolo, l'ha fatta confluire nell'asroma.

C'è ancora la questione della fusione che rende svincolati tutti i calciatori appartenenti alle tre società. Foschi conosce le regole e non può cambiarle, chi vuole può ingaggiare i vari Ferraris IV, Corbjons e compagnia. Ma Foschi sa essere convincente: appaiono in continuazione sui quotidiani suoi articoli che diffidano (a nessun titolo) le squadre del nord dal contattare i calciatori di Alba e Fortitudo. Nessuno si azzarderà mai.

La Lazio avrebbe garantito alla nuova Lazio-Fortitudo anche il posto in Divisione Nazionale, che si era garantita con 200.000 lire (una specie di "tassa" che doveva scavare un solco ulteriore tra società ricche e povere) e al quale comunque aveva diritto. Non ne avevano diritto invece Alba e Fortitudo, ma il gioco delle fusioni, guarda un po', riconsegna alla neonata asroma un posto nel massimo torneo.

La nuova società ha anche bisogno di uno stadio: la Rondinella è della Lazio, si contava di utilizzarlo ma non si può più, naturalmente; il nuovo stadio Nazionale non è destinato ai club. I primi due anni si gioca al Motovelodromo Appio, nel frattempo si costruisce in gran fretta Campo Testaccio: le tribune di legno hanno una singolare caratteristica: le prime due file possono essere smontate, per allargare o stringere il terreno di gioco a seconda dell'avversario da incontrare: nasce "la simpatica furbata". L'asroma debutterà alla Rondinella in Serie A, ma dal turno successivo Testaccio è disponibile. Non è un gran lavoro: già nel 1938 sarà momentaneamente abbandonato perché pericolante, nel 1940 sarà abbattuto definitivamente.

E il Roman? Quello ha messo i soldi: la società nuova porterà i suoi colori. Avrebbero voluto mantenere anche loro il nome, ma quello in tempi di autarchia proprio non si può: del resto, tra Roman e Roma la differenza non è poi così grande. E Foschi se ne va presto, appena un anno dopo perché la carriera viene prima. Va a nord, ironia della sorte, dove lo troveremo anche dopo il 25 luglio, prefetto addetto ai rastrellamenti (per la verità senza peccare di eccessivo zelo). Arriva Sacerdoti, quello del Roman, che così riprende in mano quella che è la "sua" creatura: colori, soldi e, più o meno, il nome. Dovrà allontanarsene nel 1938, per le leggi razziali: tornerà nel dopoguerra, e scoprirà che fino a quel giorno l'asroma era esistita, parole sue, "senza nemmeno uno statuto".


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Re:Annales
« Risposta #1 : Giovedì 14 Aprile 2011, 12:42:53 »
Capitolo 2° - Le prime nefandezze.

La neonata asroma si aggiudica subito, nel 1928, la Coppa Coni. E' un trofeo istituito in quell'anno, che viene conteso tra le squadre che non hanno superato la prima fase della Divisione Nazionale, se ne disputeranno solo altre due edizioni, l'ultima nel 1942 vinta dalla Juve Stabia: ma la rivisitazione storica moderna tenterà di assurgerla a rango di "antesignana della Coppa Italia": salvo dimenticare che la Coppa Italia esiste già.
 
Ci sarebbe la Coppa Europa Centrale, VERA antesignana della Coppa dei Campioni: è un torneo tra squadre italiane e della Mitteleuropa. Italia, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia esprimono al tempo il miglior calcio europeo: il Bologna che si aggiudica due volte la Coppa diventa popolarissimo e nasce "lo squadrone che tremare il mondo fa". L'edizione più prestigiosa è quella del 1937, aumenta il numero di nazioni partecipanti, si va verso un vero campionato europeo per club. La Lazio arriva in finale e perde contro il fortissimo Ferencvaros, con un po' di sfortuna. Il torneo tramonterà per il precipitare della situazione politica in Europa.
E l'asroma? Beh, qualche anno prima aveva fatto una sortita in Coppa, ma proprio il Ferencvaros l'aveva un po' maltrattata: 8-0. Meglio dimenticare: per la storiografia moderna la Coppa Europa va nel dimenticatoio.

Nel 1930/31 l'asroma è in lotta con la Juventus per vincere lo scudetto. I torinesi vengono a Testaccio e subiscono un clamoroso 5-0. Non essendo stato ancora inventato il DVD, la celebrazione dell'Evento sarà affidata alla pellicola, inaugurando così una simpatica abitudine tutta romanista. E' il regista Mario Bonnard a realizzare, appunto, "Cinque a zero", che parla in realtà di tutt'altre vicende ma alle quali la famosa partita fa in qualche modo da sfondo. Per arrivare allo scudetto c'è ancora l'ostacolo derby: finisce 2-2 e i romanisti danno in escandescenze, subendo varie squalifiche tra cui quella del campo: stagione compromessa, scudetto alla Juventus. Juventus che l'anno dopo restituisce all'asroma le legnate di Testaccio, con tanto di interessi: finisce 7-1: risultato che potrebbe dare il via ad una saga, viste le sue periodiche apparizioni dalle parti di Trigoria, ma stavolta di registi interessati non c'è traccia.

Nel 1934 la colonna romanista Attilio Ferraris IV, già figura di assoluto prestigio quando militava nella Fortitudo, litiga con la società e passa nientemeno che alla Lazio. Vince il Mondiale, in quell'estate, ma la storiografia lo ricorderà come Campione del Mondo romanista: peccato che il trasferimento in biancazzurro fosse già avvenuto. E' invece già laziale da tempo Attilio Ferraris quando a novembre diventa "il leone di Highbury", nel famoso Inghilterra-Italia 3-2: ma anche qui qualche storico romanista si annette la grande partita che il nostro disputò. L'asroma aveva ceduto Ferraris alla Lazio a patto che non fosse schierato nei derbies, ma la Lazio pagò la relativa penale e Ferraris fu regolarmente in campo nel primo derby giocato a Testaccio. I romanisti lo accolsero rabbiosamente al grido di "venduto-venduto", i laziali risposero, con vero spirito romano, con il coro "comprato-comprato". Geniali.

In Italia, all'epoca, vanno molto di moda gli oriundi, perlopiù calciatori sudamericani di origine italiana che vengono ad arricchire il nostro campionato e anche la Nazionale. Lazio e asroma ne schierano diversi, i più celebri sono Guaita e Guarisi, che partecipano anche al Mondiale 1934. Nel 1935 si comincia a parlare di Abissinia, e gli oriundi temono di essere arruolati e di dover partire per la guerra: decidono così di abbandonare l'Italia. I laziali attendono però la fine del campionato, gli argentini romanisti danno vita invece a quella che passerà alla storia come una fuga ignominosa, addirittura a gennaio: spariscono, e quando vengono rintracciati sono già segnalati a Ventimiglia: troppo tardi. La fuga di Guaita, Scopelli e Stagnaro è un'altra delle tante pagine nerissime della storia dell'asroma.

Nel 1941/42 l'asroma vince il campionato. E' un torneo strano, la squadra giallorossa che non brillava particolarmente in quegli anni si ritrova improvvisamente al vertice. Molti anni dopo, prenderà piede la versione dello "scudetto fatto vincere da Mussolini", e ci vorrà parecchio tempo per sopire la dicerìa. Indizi? Quello che è sopravvissuto alle cronache racconta di una certa benevolenza arbitrale in alcune partite. Si cominciano a sentire i disagi della guerra in corso: a Roma certamente meno che in altre parti d'Italia. Ci sarebbe quell'Eraldo Monzeglio, ex calciatore e amico personale del duce, che si cimenta per la prima e unica volta nel ruolo di direttore sportivo: coincidenze, per carità, anche perché Monzeglio a metà campionato molla tutto e parte per il fronte russo (sarà uno dei pochi a tornare). Al di là delle chiacchiere, un aiuto sostanzioso arriva certamente dalla Lazio, che toglie 3 punti su 4 a Venezia e Torino, le rivali scudetto dell'asroma. Oddìo, la Lazio toglierebbe volentieri punti anche all'asroma: succede però che i cuginetti vincono il derby di ritorno nell'abbondantissimo recupero grazie a un autogol di Faotto, vistosamente spinto in rete con tutto il pallone da un avversario. Gol valido, per l'arbitro, l'unico che non ha visto la spinta.

Lo scudetto non suscita particolari entusiasmi, dice chi ricorda. Sono brutti tempi, il calcio è decisamente in secondo piano. Ma la giostra va avanti, incredibilmente, fino a quando sarà materialmente impossibile giocare.
 
L'anno dopo l'asroma ritorna a una tranquilla normalità; lo scudetto va al Torino che sta per diventare "grande". I torinisti vorrebbero essere proclamati Campioni d'Italia, ma devono aspettare. Succede che il calendario di Coppa Italia metta a confronto proprio Torino e asroma, in semifinale, coi romanisti ancora scudettati (non si tratta del tricolore attuale, in realtà). Anticipando di sessant'anni la "goliardia" dei romanisti stessi, i torinisti fanno recapitare - in albergo o nello spogliatoio, le versioni sono discordi - ai giallorossi undici paia di forbici, con il chiaro invito a scucirsi lo scudetto. I romanisti dell'epoca però non sono spiritosi come quelli moderni, e prendono d'aceto di brutto. Si gioca in un clima di grande tensione, la scintilla che fa scoppiare tutto arriva presto, sotto forma di una decisione contestata. Un guardalinee viene preso a calci, verrà accusato (ingiustamente) Amadei, che sarà radiato (poi condonato). La partita viene sospesa e l'asroma perde a tavolino. Un brutto episodio: molti anni dopo, si pretenderà di rivendere per "simpatica goliardia romana" un gesto inventato già da altri e a cui proprio i sedicenti inventori - in realtà come sempre pessimi imitatori - avevano così malamente reagito.   
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Re:Annales
« Risposta #2 : Giovedì 14 Aprile 2011, 12:43:25 »
 ... bene; avanti così   ;)

( ma borges farà parte della task force ??      :o  )
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

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« Risposta #3 : Giovedì 14 Aprile 2011, 12:44:51 »
Capitolo 3° - Il primo dopoguerra.



Il dopoguerra non è un bel periodo, per l'asroma. Si rimette insieme una squadra alla bell'e meglio ma lo spessore tecnico lascia a desiderare. Superata la fase iniziale del campionato 45/46 - diviso in gironi geografici per motivi logistici: spostarsi nella penisola a guerra appena finita è una vera e propria avventura - l'asroma disputa un anonimo girone finale. Per la verità, ci sarebbe un episodio degno di nota, ma la storiografia preferisce sorvolare. Al "Nazionale" è di scena il Torino, che sta per vincere il secondo dei suoi cinque titoli consecutivi. L'allenatore romanista assicura di saper come neutralizzare ogni singolo componente della favolosa linea d'attacco granata. Nel piano, però, deve esserci qualche errore, se è vero come è vero che dopo 8 minuti (RECORD) il risultato è di 0-4 per il Torino, dopo 18 minuti (RECORD) è di 0-6. A questo punto, il pubblico giallorosso - all'epoca sinceramente sportivo e non contaminato dalla propaganda - tributa applausi e ovazioni allo spettacolo che il Toro sta mostrando in campo. I giocatori granata si guardano in faccia e decidono che può bastare. Si limiteranno ad arrotondare il risultato (0-7) al 1' della ripresa. Non si tratta della sconfitta in casa più rotonda della storia della Serie A (c'è uno 0-8 subito dalla Pro Patria) ma poco ci manca.

Il Torino vince anche l'anno successivo, 1-3 il risultato: il gol romanista segnato sullo 0-3 provoca un tale entusiasmo nel pubblico da provocare il crollo di una balaustra dello stadio, per fortuna non ci sono vittime.

La "sfida" (si fa per dire) si rinnova nel 47/48: questa volta l'asroma chiude il primo tempo in vantaggio per 1-0. Incredibile. Passando davanti lo spogliatoio granata, Amadei sente provenirne insulti e urlacci. Il Torino rientrerà in campo piuttosto motivato e riuscirà a raddrizzare la partita in modo assai chiaro: finisce 1-7 (RECORD di gol subiti in un tempo in Serie A).

L'asroma è poca cosa, in questo periodo, e Vittorio Pozzo, storicamente allergico ai calciatori del centrosud, non convoca mai Amadei: per qualche giornale romano ciò costituisce un intollerabile affronto: viene organizzata una sottoscrizione popolare (o colletta ante-litteram) per donare al "fornaretto" una medaglia d'oro: nasce così il premio autocelebrativo, imitato molti anni dopo dal finto pallone d'oro regalato al capetano, visto che France Football, che evidentemente fa parte del Complotto Planetario Antiroma, si ostina a non assegnarglielo.

Amadei, però, ha senso pratico: chiede di essere ceduto (o è la società a cederlo) in modo da avere qualche possibilità di giocare in nazionale: in effetti, la convocazione arriverà presto.

L'asroma rischia la retrocessione nel 1948/49 e la rischia ancor di più nella stagione successiva: stagione in cui scoppia tra l'altro un pesante scandalo in seno alla squadra per le abitudini eccessivamente liberali di alcuni calciatori, con risvolti assai pruriginosi. Si arriva alla penultima giornata ed è indispensabile battere il Novara, per conservare qualche speranza di rimanere in A. L'arbitro si chiama Pera, e dirige così a senso unico da suscitare le proteste del pubblico e l'indignazione degli stessi giornali romani. Assegna un rigore inesistente all'asroma sullo 0-1, convalida il secondo gol nato da un'evidentissima carica al portiere, non fischia mai nessuno degli innumerevoli falli commessi sul piemontese Ferraris II, che viene tartassato per tutta la partita.
Lo scandalo è talmente grande ed evidente che la FIGC annulla la partita, ma poi in seguito omologherà il risultato. Sanzioni per l'asroma? Un turno di squalifica del campo, da scontare nella stagione successiva. Resta l'ultima giornata: l'asroma viene travolta dal Milan, ma il Bari perde, in una partita assai discussa, in casa contro l'Inter. L'asroma si salva ma nel campionato successivo sarà accolta da fischi e insulti su tutti i campi di Serie A, e questa volta nulla potrà fare per evitare la retrocessione.

In serie B torna Sacerdoti alla presidenza, il ritorno in A è immediato e gli anni '50 scorrono tranquilli, anche se con una particolarità: così come Sacerdoti, nella sua presidenza anteguerra, era spesso gratificato dalla vittoria nel derby, questa sua seconda guida lo vede quasi sempre perdere la stracittadina. Ma comincia ad arrivare il soccorso della cinematografia che, a dispetto dei risultati, inizia a mostrare la figura del romanista "romano" e simpatico, rovesciando il cliché di Aldo Fabrizi che si immedesima in Sentimenti IV e togliendo di mezzo il "laziale" relegato a figura estranea alla vita cittadina. Chi può interpretare al meglio questo ruolo? Ma uno lazialissimo come Mario Riva, naturalmente...

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Re:Annales
« Risposta #4 : Giovedì 14 Aprile 2011, 12:49:15 »
Capitolo 4° - Anni ruggenti.


Nel 1949 muore Italo Foschi. Una figura, la sua, oggetto di una rivalutazione postuma, certamente legata all'agiografia romanista tanto di moda ma anche in parte meritata. Foschi fu senza dubbio il vero artefice della nascita dell'asroma, al di là della disinvoltura che adoperò per portare a termine il suo progetto: ma scomparve prestissimo dalla scena, e soprattutto seguì il fascismo fino all'ultimo. Al suo funerale, dodici persone. Fu colpito da infarto, a quanto pare, apprendendo di una sconfitta della Roma, si omette volentieri di ricordare che il malore lo colse allo stadio Nazionale, mentre assisteva a una partita della Lazio. Forse, dovrebbe essere rivalutata anche la sua figura di sportivo, che difese in aspri scontri verbali con Vaccaro.

Si chiude nel 1958 la presidenza Sacerdoti, che era cominciata quasi per caso: il suo predecessore Romolo Vaselli era stato costretto ad abbandonare, a seguito delle aspre polemiche seguite a un derby perso: i suoi figli, laziali, avevano festeggiato pubblicamente la vittoria biancoceleste nella stracittadina.

La correttezza e lo stile sono sempre riferimenti irrinunciabili per la società giallorossa: per licenziare l'allenatore, prima di un Napoli-asroma, la società gli comunica volutamente un orario ferroviario sbagliato. L'allenatore Stock giunge a Napoli quando il suo vice ha già stilato la formazione: un ottimo pretesto - creato ad arte - per cacciarlo.
Nel 1961 l'asroma vince la Coppa delle Fiere. E' un torneo, all'epoca, che ha lo stesso valore della Coppa delle Alpi, dell'Anglo-Italiano e simili. Inizialmente è prevista la sola partecipazione di rappresentative cittadine, quindi niente club. Dal 60/61 la partecipazione è mista, dalla stagione successiva partecipano i soli club. Solo negli ultimi anni sarà parzialmente introdotto il criterio della classifica in campionato, ma gestito in maniera del tutto autonoma. La riscrittura storica non mancherà di trasformare questo trofeo in "Coppa Uefa" - con tanto di immagine, sbagliata, della bella Coppa disegnata da Silvio Gazzaniga, o in "antesignano della Coppa Uefa": ma la formula e l'organizzazione con l'Uefa non avevano nulla a che vedere.

Il 1961 è anche l'anno della prima retrocessione della Lazio, che travolta da una gravissima crisi economica sta disputando, rassegnata, un triste girone di ritorno. Nel derby di marzo, l'asroma, che gioca in casa, è in vantaggio per 1-0. Un giocatore romanista comunica a quelli laziali che è stato promesso loro un premio per ogni gol di scarto con cui vinceranno la partita. La Lazio sarà povera ma ha orgoglio: reagisce alla solita incauta sbruffonaggine romanista e con una doppietta di Rozzoni ribalta incredibilmente il risultato.

Nel 1964/65 l'asroma ingaggia l'allenatore Juan Carlos Lorenzo, proveniente dalla Lazio. Il 4 gennaio l'asroma deve andare in trasferta di Coppa Italia a Vicenza. Lorenzo comunica ai giornalisti che la società non ha soldi nemmeno per organizzare il viaggio. Prende corpo l'idea di una colletta e viene messo a disposizione il Teatro Sistina: si racconta che molti tifosi laziali parteciparono facendo la coda più di una volta, e contribuendo ogni volta con 10 lire, pur di godere in fondo dello spettacolo dei cugini questuanti. Quando il presidente Marini Dettina viene a sapere della cosa, parla di "vergogna ed umiliazione": non si vergognerà tuttavia di trattenere la somma raccolta, circa 700.000 lire. Il danno d'immagine è tremendo, l'asroma verrà accolta a lungo in tutta Italia con lanci di monetine.

La morte di Giuliano Taccola è un fatto così grave da meritare solo riflessione, lasciando da parte ogni campanilismo, davvero fuori luogo. La riflessione però, dovrebbe essere patrimonio di tutti: sulla vicenda invece calò presto una cappa di piombo, che non si è mai dissolta. Un po' incoerente, per quei cantori che strillano di farmacie e di muscoli: sempre quelli degli altri, però: nemmeno di fronte a una tragedia ci si dimentica la sciarpa al collo.

Nel 1970 l'asroma, che l'anno prima aveva vinto col Mago Herrera la Coppa Italia, disputa la Coppa delle Coppe. L'asroma, in semifinale, fa 1-1 in casa e 2-2 fuori: Martellini annnuncia il passaggio del turno, ma il regolamento dei gol "doppi" in trasferta non è ancora in vigore. Caroselli in piazza, ma il giorno dopo si scoprirà che c'è da giocare lo spareggio. Spareggio che termina 1-1: ci vuole la monetina. Il capitano Peirò sceglie testa, ma il Mago corregge: croce. Esce testa. I calciatori in maglia giallorossa si abbracciano, e l'esultanza si propaga ai tifosi presenti: ma la scarsa confidenza coi tornei Uefa, in cui è d'uso scambiarsi le maglie, ha giocato loro un brutto scherzo...

Tra le Coppe e l'asroma esiste, dunque, un rapporto tormentato: comprese quelle già vinte. Siamo ad aprile del 1971 quando un falegname telefona al Messaggero raccontando un'incredibile storia: nella bottega di uno stracciarolo, in mezzo a cianfrusaglie, barattoli secchi di vernice e ragnatele, ha ritrovato la Coppa dello scudetto del 1942. Il Messaggero contatta la società, che si avvede così della scomparsa del trofeo, avvenuta chissà quando: l'armadio viene aperto molto raramente, come è facile capire. La Coppa viene riconsegnata alla società giallorossa.

Viene licenziato Helenio Herrera che, in una conferenza stampa al vetriolo, tira fuori la storia dello "scudetto di Mussolini". Dopo un paio di giorni Herrera pubblica sul Messaggero il seguente annuncio: "cercasi club con presidente serio, con il quale si possa [...] collaborare lealmente, che rispetti la parola scritta e parlata". Il presidente Marchini viene duramente contestato, anche a seguito della clamorosa cessione delle promesse Capello, Spinosi e Landini alla Juventus, e lascerà la presidenza a Gaetano Anzalone.


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« Risposta #5 : Giovedì 14 Aprile 2011, 12:53:26 »
Capitolo 5° - Anni 70



La presidenza Anzalone inizia con una robusta ristrutturazione dei quadri e con il ritorno di Herrera sulla panchina. Il campionato 1971/72 non è male, si conclude con un settimo posto e la vittoria nell'Anglo-Italiano. C'è un derby perso con relativa eliminazione in Coppa Italia per mano della Lazio, ma la stagione ha dato precise indicazioni: e l'anno successivo l'asroma si presenta ai nastri convinta, come in 79 dei suoi 80 precampionati, di poter competere per lo scudetto. La Lazio, appena tornata in A, è invece la principale candidata alla retrocessione.

Il torneo in effetti inizia alla grande per l'asroma, che dopo un pari infila tre vittorie di seguito e vola al primo posto solitario. I giornali celebrano la squadra del Mago che sembra aver ritrovato lo smalto dei tempi dell'Inter. A Cagliari, quinta giornata, l'asroma strappa un bel pari e mantiene il primo posto, viene però agganciata dalle due milanesi e dalla sorpresa Lazio: e il turno successivo prevede il derby.

E' forse la stracittadina più famosa di sempre. I giallorossi non hanno dubbi sulla legittimità del loro primato in classifica e delle loro ambizioni, la Lazio è solo un foco de paja: i biancocelesti non avranno scampo. Molto sportivamente, l'asroma, padrona di casa, concede alla Lazio pochissimi biglietti, relegando i tifosi biancocelesti in uno spicchio di stadio, anche se sparsi per l'Olimpico ce ne sono tantissimi: lo si vedrà alla mezz'ora del primo tempo, quando una bordata di Nanni mette il segno sulla partita.

La sconfitta è traumatica: le ambizioni di scudetto vengono frustrate proprio dalla derelitta Lazio, e proprio nel derby, e la Lazio va addirittura in testa al campionato. E' troppo per lo stizzito popolo romanista, al quale dà voce un poco signorile Herrera, che sfida Nanni a ripetere quel tiro, secondo il Mago "irripetibile". Ma quella Lazio è già la banda Maestrelli che arriverà allo scudetto, e timori reverenziali non ne ha di certo, così Nanni fa sapere al "Mago" che ripeterà il tiro, chiedendo solo dieci tentativi a disposizione: è proprio Maestrelli a spegnere la miccia e chiudere la questione, proibendo di dare seguito ai propositi.

L'asroma si riprende, dopo la sbandata del derby, e all'11esima ospita l'Inter, con la speranza di poter ancora rientrare nell'altissima classifica. A un minuto dalla fine, rigore per l'Inter, per un fallo forse avvenuto fuori area: è il finimondo. Invasione di campo, partita sospesa. Decine di tifosi armati di spranghe e bottiglie si dirigono verso lo spogliatoio dell'arbitro Michelotti: sulla porta trovano Anzalone in persona, che riesce ad evitare il linciaggio del direttore di gara.

E' il colpo definitivo al campionato romanista. Nella sconfitta di Firenze, Spadoni segna al 32' il gol dell'asroma: è il 24 dicembre 1972, 12esima giornata. L'asroma tornerà al gol in Roma-Torino 1-0 del 18 marzo 1973, 22esima giornata dopo un'astinenza durata 933', ben 9 partite intere, 84 giorni. E' RECORD!, soltanto il Verona anni dopo porterà l'astinenza a 988', mentre il numero di giorni senza gol viene eguagliato: quasi tre mesi di campionato senza segnare, un'altra perla nella storia giallorossa.

L'asroma, così, precipita verso i bassifondi della classifica, mentre la Lazio, che l'ha comodamente battuta anche nel derby di ritorno, si gioca lo scudetto. E arriva così l'ultima giornata. I romanisti, ormai salvi - a meno di una sconfitta con una decina di reti al passivo - ospitano la Juventus. Il resto è noto: dopo il primo tempo, che finisce 1-0, molte testimonianze concordano sulla richiesta di un impegno meno strenuo ai suoi calciatori da parte di Anzalone in persona. La Juventus vince partita e campionato. E' una delle pagine più vergognose della storia romanista, che verrà riscattata in parte l'anno successivo, quando la Juventus, ancora in lotta per lo scudetto con la Lazio, verrà battuta 3-2 a due turni dalla fine del campionato.

I calciatori, come detto, si fanno quasi sempre onore, senza pressioni esterne. Due anni dopo, all'ultimo turno Pellegrini segna il gol contro l'Ascoli che consente alla Lazio di restare in A, mandando in B l'Ascoli stesso: il gol giallorosso provoca le proteste del pubblico nei confronti dei loro stessi calciatori: trent'anni dopo, questi stessi signori pretenderanno di dare lezioni di sportività ai tifosi laziali...

La presidenza Anzalone si trascina così fino all'epilogo, che avviene alla fine della stagione 1978/79: l'ultimo turno è un Ascoli-Roma, il pari darebbe la salvezza a entrambe le squadre: la Domenica Sportiva faticherà a trovare un tiro in porta da inserire nella sintesi, commentata con feroce ironia. Non sono ancora i tempi della rivalità con la Juventus, società "amica" per Anzalone, tanto che qualche frangia delle due tifoserie dà vita quest'anno a un breve gemellaggio. Non sono ancora i tempi del giallo ocra e del rosso pompeiano, le brutte divise della Pouchain prevedono un rosso e un giallino piuttosto sbiaditi. C'è già il lupetto, ma solo perché come marchio non poteva essere registrata la Lupa Capitolina, cosa che invece sarà possibile una ventina d'anni dopo grazie a una deroga dell'amministrazione comunale. La società passa a Dino Viola, che ha in mente programmi ambiziosi, anche se appena un anno prima aveva rifiutato l'acquisto ("troppo giovane") di un 18enne argentino, poi arrivato in Italia qualche anno più tardi e rivelatosi assai bravino, di cui l'osservatore Lojacono aveva il cartellino praticamente in mano.
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Re:Annales
« Risposta #6 : Giovedì 14 Aprile 2011, 12:55:18 »
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Re:Annales
« Risposta #7 : Giovedì 14 Aprile 2011, 12:56:19 »
Capitolo 6° - Anni 80



La presidenza Viola "apre" con l'arrivo di Liedholm sulla panchina giallorosica. Lo svedese è un bravo allenatore: ha appena vinto lo scudetto con il Milan, tentando la via della zona, parzialmente abbandonata perché, come dirà anni dopo, lo stopper Aldo Bet non riesce a concepire l'idea di non avere un avversario fisso da marcare. A zona giocava anche il bel Napoli di Vinicio, quello del secondo posto del 1975: ma il fatto che l'asroma "giocherà col modulo della difesa a zona", scrive un noto giornalista romano, costituirà una vera "rivoluzione tattica... nel panorama troppo statico del calcio italiano". Sono i primi, ma robusti, vagiti della propaganda che da ora in poi, sparito il grigio e anonimo Anzalone, accompagnerà ogni vicenda giallorossa. Il campionato 1979/80 non vede l'asroma brillare particolarmente: il gioco a zona, come è prevedibile, mostra qualche inconveniente, e a volte l'errata applicazione del fuorigioco porta a subire reti grottesche. La critica si divide tra i paladini del gioco "nuovo" (in realtà la zona esiste dagli anni '20, come fa notare qualcuno, ma siccome la adotta l'asroma deve per forza averla inventata lei) e qualche critico impertinente. Il dibattito ferve, ed è qui che Liedholm pronuncia una frase non celebre perché poco amata dai protocateteristi: "se non avessi dichiarato pubblicamente che l'asroma gioca a zona, nessuno se ne sarebbe mai accorto". Alla fine i giallorossi saranno settimi, ma aprono un periodo positivo con la conquista della Coppa Italia. Ci sarebbe lo scandalo scommesse, ma l'asroma non è coinvolta: qualcuno prova a tirare in ballo Dino Viola, nel processo sportivo, ma alla cosa non viene dato alcun seguito. Per la verità, qualche dubbio sulla correttezza dei suoi calciatori deve averlo lo stesso Viola, se è vero che telefona un giorno a Carlo Petrini per chiedergli se sa qualcosa di un asroma-Bologna di Coppa Italia: ma Petrini cade dalle nuvole. Nonostante nel calcio scommesse siano coinvolti diversi ex calciatori giallorossi e Roma sia il cuore di tutta la vicenda, la società giallorossa non viene nemmeno sfiorata dallo scandalo.

La stagione 1980/81 è quella dell'arrivo di Falcao e di una asroma che lotta per vincere il titolo. A lungo in testa, i giallorossi vengono bruciati dal gran ritorno della Juventus e dall'imprevisto crollo finale del Napoli che, in testa a cinque turni dalla fine assieme ad asroma e Juve, perde in casa nel turno successivo con il già retrocesso Perugia. Diventa così decisivo lo Juventus-asroma in programma a due turni dalla fine. La partita è cattiva, durissima. La Juventus perde Furino per espulsione. A pochi minuti dalla fine, Turone realizza un gol che l'arbitro Bergamo annulla per fuorigioco, su segnalazione del guardalinee Perissinotto.

L'episodio sarà strumentalizzato in maniera ossessiva fino a diventare un autentico simbolo della malafede del "Palazzo" nei confronti dell'asroma, ma soprattutto diventa il simbolo del rapporto abnorme, morboso e insensato, fino a diventare distruttivo, che il mondo romanista nutre nei confronti delle vicende che lo riguardano. Avrà a dolersene lo stesso Turone, che dirà molti anni dopo: "Ho avuto una buona carriera, ho giocato dieci anni in serie A, ma vengo ricordato solo per quel gol". L'episodio in sé rimane piuttosto dubbio e, nonostante la leggenda metropolitana secondo cui il gol "era bono", non è stato e non sarà mai possibile dimostrare la regolarità, o meno, della posizione di Turone. A nessuno, d'altra parte, interesserà mai approfondire le parole del presidente juventino Boniperti secondo il quale "c'era un fuorigioco anche sul primo lancio di Conti [nella parte iniziale dell'azione]". La stagione vede arrivare ancora la Coppa Italia mentre in Coppa Coppe, dopo un trionfale 3-0 casalingo contro il Carl Zeiss Jena nel primo turno, l'asroma viene eliminata dagli stessi tedeschi che al ritorno vincono per 4-0. Per gli increduli romanisti c'è una sola spiegazione: "quelli" erano dopati, guai a prendersela con la tronfia presunzione con cui hanno affrontato l'impegno.

Il campionato successivo vede l'asroma subito tagliata fuori dal vertice, le ambizioni sono rimandate all'anno successivo. Durante l'estate, l'Italia vince il Mondiale di Spagna: i Cantori avevano previsto il trionfo del Brasile zonarolo guidato dal Divino Falcao e il disastro dell'Italia omarola e catenacciara di Bearzot, incapace di assecondare gli estri dell'unico Fenomeno a sua disposizione - Bruno Conti, naturalmente - e soprattutto macchiatosi del terribile delitto di aver lasciato a casa il bicapocannoniere Pruzzo. Quando gli azzurri battono i brasiliani, un paio di Cantori di un noto quotidiano romano e un semisconosciuto giornalista di Paese Sera che ha le iniziali come quelle di una famosa marca di automobili, hanno uno sbocco di bile: si consoleranno attribuendosi il merito di aver "costretto" Bearzot ad adottare una "zona mista a centrocampo", che non si sa bene cos'è ma tanto basta.

Il campionato 82/83 vede la Juventus favorita ancora una volta: ci giocano sette campioni del mondo più i neo acquisti Platini e Boniek, protagonisti assoluti del torneo. Per la verità, il polacco era in trattativa anche con l'asroma, e come al solito la manìa di vendere la pelle dell'orso in anticipo convince un mensile a pubblicare la foto di Boniek in maglia giallorossa, per un numero da collezione. I campioni del mondo, però, sembrano aver perso lo smalto, la Juventus ha la Coppa Campioni come obiettivo principale e in campionato non riesce a tenere il passo e la continuità dell'asroma, che così vince il torneo. La Juventus, tuttavia, si toglie la soddisfazione di battere i Campioni d'Italia 4 volte su 4 nell'arco dell'intera stagione: ancora una volta, E' RECORD. L'asroma-Juve di campionato, in particolare, si conclude con una clamorosa rimonta dei bianconeri in pochi minuti, da 1-0 e scudetto pressoché cucito sulle maglie giallorosse a 1-2, con finale incandescente, cane poliziotto che stranamente sfugge al controllo e morde lo juventino Brio, polemiche per il solito gol con sospetto di fuorigioco. Nasce la faccenda dei "centimetri" e dei regalini dispettosi tra Viola e Boniperti. Naturalmente, passano in cavalleria i robusti "aiutini" di cui l'asroma beneficia a breve termine: gol fantasma negato all'Udinese, rigorino provvidenziale a Firenze, gol annullato ad Altobelli in Inter-Roma. I giallorossi faticano col Catanzaro e il Meraviglioso Popolo, sullo 0-0, si produce in assurdi fischi. Alla fine, bene o male, lo scudetto arriva.

Il 1983/84 dovrà essere l'anno della consacrazione. La finale di Coppa Campioni si giocherà a Roma: un'occasione irripetibile.
Il mercato (non) sarà ricordato per la questione Cerezo. I tempi per il tesseramento del brasiliano sono scaduti, ma l'asroma è abile a infilarsi nella ben più complicata questione Zico: il Pelé bianco, all'epoca più popolare dello stesso Maradona, è stato acquistato dall'Udinese, ma fuori tempo massimo, e la compassata Udine reagisce con manifestazioni di piazza: il caso diventa di portata nazionale e lo risolve l'intervento del presidente Pertini, che auspica di vedere i due calciatori nel nostro campionato, togliendo così le castagne dal fuoco alla Federazione. Il campionato vedrà l'asroma lottare per vincerlo nuovamente, ma proprio la Lazio ferma i giallorossi nel derby di ritorno, bloccandoli sul 2-2 pur giocando buona parte del secondo tempo in 10. Alla fine l'asroma perderà il campionato per 2 soli punti. Il derby d'andata passa alla storia, invece, per un gigantesco striscione esposto dalla Sud, che però si strappa miseramente non appena disteso.

In Coppa Campioni le cose vanno meglio. Eliminato il Goteborg, poi CSKA Sofia, poi Dinamo Berlino. Avversari non proibitivi ma liquidati con facilità. In semifinale c'è il misconosciuto Dundee United, campione di Scozia. L'andata, fuori casa, è drammatica, su un terreno ai limiti della praticabilità l'asroma perde per 2-0. Sembra la fine del sogno: al ritorno ci vorrà un miracolo. Per la verità, qualcuno fa credere  a Dino Viola che basterebbero anche 100 milioni invece di interventi divini, per corrompere l'arbitro designato Vautrot: e il presidente romanista corrisponde la cifra. Teme che l'asroma possa essere danneggiata, dice: ma allora perché non denuncia subito tutto all'UEFA che lo avrebbe tutelato in ogni caso con la sostituzione della terna arbitrale, a scanso di ogni possibile equivoco? La partita finisce proprio con quel 3-0 che sarebbe necessario, ma guai a pensare che sia stata meno che regolare: e poi, Dino Viola viene assolto al processo penale. Ci sarebbero quella squalifica e quella pesante multa comminata dall'Uefa, e la "censura morale" della Corte Federale: ma su questo calerà subito la cappa del silenzio.

Così, l'asroma giocherà la finale di Coppa Campioni nel suo stadio. Per i biglietti c'è qualche problema, e i soliti furbi vogliono mangiarci sopra, ai botteghini nascono pesanti tafferugli, ma fa tutto parte del genuino entusiasmo del Meraviglioso Popolo. Entusiasmo che, non bastasse quello popolare, è ben pompato dalla Propaganda, che vede un'asroma fortissima e favorita dal fatto di giocare nel proprio stadio, dimenticando il dovuto rispetto per l'avversario, i banchi di prova non irresistibili finora affrontati e soprattutto l'enorme esperienza internazionale del Liverpool. E' una sconfitta ai rigori, ma la delusione per chi era stato convinto dalle grancasse di dover affrontare una passeggiata è enorme e indimenticabile. Ma la lezione, come vedremo, non servirà. Una parte del  Meraviglioso Popolo dà vita a una caccia all'inglese che un anno dopo, in alcune menti malate, giustificherà una ben più tragica caccia all'italiano.


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Re:Annales
« Risposta #8 : Giovedì 14 Aprile 2011, 12:59:09 »
Capitolo 7° - Approfindimenti


Riguardo il gol di Turone: misurare una distanza in modo affidabile con un'unica ripresa televisiva NON E' POSSIBILE. I giochini tipo telebeam o movioloni che si basano su una rotazione artificiale dell'immagine sono affascinanti ma il loro margine di approssimazione è superiore alla grandezza da misurare. Finché si gioca è un conto, ma quando si fa sul serio le cose cambiano un po'. Nell'inchiesta sulla morte di Carlo Giuliani a Genova, le stime sulla distanza di Carlo dalla Jeep dei Carabinieri, nella famosa foto presa alle sue spalle con un tele, hanno un'incertezza di METRI su una distanza di pochi METRI: in pratica è come cronometrare una finale dei 100 m e indicare come risultato "tra i 5 e i 20 secondi".

La storia di asroma-Dundee è questa, come riportata anni fa in uno speciale del CdS:

"Dino Viola pagò cento milioni per corrompere l'arbitro francese Vautrot, designato per la semifinale di ritorno contro gli scozzesi del Dundee United? Questo interrogativo potrebbe anche contenere una sconcertante verità, perchè i cento milioni furono davvero versati a presunti intermediari. Solo che la verità si è smarrita lungo la tortuosa strada di quella vicenda, come se non fosse mai esistita. La giustizia sportiva condannò la Roma e Viola, il tribunale penale dette loro ragione. E'un buco nero, nella storia della Roma e del calcio italiano. Certo -e questa è ancora oggi l'unica conclusione possibile l'oscuro episodio non giovò al prestigio della Roma e del suo presidente. Ricostruire la vicenda non è difficile: impossibile è invece l'interpretazione dei fatti. La Roma, che era impegnata nella Coppa dei Campioni, aveva superato nel primo turno gli svedesi del Goteborg, negli «ottavi» i bulgari del CSKA di Sofia, nei «quarti» la Dinamo Berlino. Il sogno dei romanisti cominciava dunque ad avere contorni precisi, a materializzarsi. La Roma era anche favorita da una circostanza eccezionale: l'Olimpico ero stato designato sede unica della finalissima già un anno prima, a torneo non ancora iniziato. Proprio per evitare coincidenze di questo genere, che potevano favorire una delle finaliste, il regolamento fu poi modificato. Via a gonfie vele, dunque: quando sarebbe mai capitata un'altra occasione cosi? In semifinale, però, la Roma -priva di Falcao- era stata duramente battuta dagli scozzesi del Dundee United: 0-2, era il mondo che crollava. Comincia a questo punto, metà aprile '84, il grande imbroglio. Spartaco Landini, direttore sportivo del Catanzaro, dice a Viola di essere in grado di condizionare l'arbitro francese Vautrot, designato a dirigere la partita di ritorno con il Dundee. Ci vogliono cento milioni. Ma Landini è solo il tramite: la proposta proviene da Giampaolo Cominato, ex calciatore e ex manager in quel momento fuori del giro, che vanta (dice di vantare) un'amicizia personale con Vautrot: è suo, il disegno truffaldino. In una cena all'Hosteria dell'Orso, presenti Dino Viola, il figlio Riccardo, il direttore generale della Roma avv. Raule e lo stesso Vautrot, l'arbitro viene chiamato al telefono. Torna e dice «Un amico ha voluto farmi gli auguri, ma non ho capito chi fosse». E' esattamente il segnale che Cominato ha annunciato. Il disegno truffaldino si è dunque realizzato? Viola è turbato: invita a casa sua Spartaco Landini, la mattina della partita, e gli versa i cento milioni. Forse è la decisione sbagliata, ma teme un agguato. Si gioca, la Roma vince 3-0 ed è tutto merito suo. Una partita piena di slanci, un agonismo feroce, due gol del cannoniere Pruzzo, un altro di Agostino Di Bartolomei su rigore. Rigore fasullo fischiato da Vautrot? No, rigore sacrosanto e non contestato.

Scoperto l'inghippo
Ma l'inghippo è scoperto e scoppia lo scandalo. E qui i fatti vanno scrupolosamente seguiti attraverso gli atti ufficiali. n capo dell'Ufficio Inchieste Corrado De Biase, nel novembre '85, riconosce l'illecito e deferisce i protagonisti: Giampaolo Cominato (che confessa il millantato credito), Spartaco Landini e Dine Viola. La Corte Federale (gennaio '86) dichiara i fatti decaduti per prescrizione, ma emette una censura morale nei confronti di Viola. Poi è la volta della federazione europea, cioè l'UEFA, che nel giugno '86 sospende la Roma per un anno dalle coppe europee e infligge a Dino Viola quattro anni di squalifica. n Giuri d'Appello, in luglio, trasforma la sospensione della Roma in una multa di 170 milioni. L'assoluta estraneità di Vautrot viene sempre riconosciuta e ribadita: la telefonata all' Hosteria dell' Orso, la sera della famosa cena, l'aveva fatta proprio Cominato. Presso il Tribunale di Roma, nel settembre'86, si apre però il processo penale, nel quale la posizione di Viola risulta ribaltata. Da accusato il presidente diventa accusatore, e infatti si costituisce parte civile, dicendo di aver ceduto solo a trasparenti minacce di Landini: se non avesse pagato, la Roma sarebbe stata danneggiata. Viola sostiene di aver sempre confidato nella incorruttibilità di Vautrot, ma di aver temuto che qualcosa di marcio ci fosse, dopo la famosa telefonata durante la cena con l'arbitro. n senatore rivela di averne parlato con il presidente federale Sordillo. La sentenza viene emessa nel novembre 1987. Cominato e Landini vengono condannati a dodici mesi di reclusione, con la condizionale e con il beneficio della non iscrizione, considerato che sono incensurati. Inoltre viene imposta la restituzione dei cento milioni versati da Viola il giorno della gara, 25 maggio'84, più agli interessi maturati da quella data. Viola dunque vince, ancora una volta.

Dall'Olimpico alle stelle
Si giocava dunque la finalissima. Le emozioni erano fredde, quella notte, e davano uno strano disagio. Nils Liedholm aveva ripetuto quasi ossessivamente, durante tutto il tempo di avvicinamento alla gara, che il Liverpool era favorito. Fu un errore sotto il profilo psicologico, perchè ingigantì la statura degli avversari, inquinando di vane paure la spontaneità di comportamento di cui la Roma aveva bisogno. Quella Coppa non ancora conquistata gravava come un macigno sulla spalle della Roma, appesantita, durante il gioco, da insoliti indugi. Era tutto un processo emotivo che arrivava a compimento, con una sciagurata soluzione. La Coppa diventava una maledizione. Il Liverpool cominciò bene, andò in vantaggio, Pruzzo pareggiò. I tempi supplementari evidenziarono una chiara superiorità romanista, che però non ottenne riconoscimenti in chiave di risultato. E si arrivò cosi ai calci di rigore. Come altro si può spiegare ancor oggi, se non con l'ossessione, con quegli ammonimenti grevi di Liedholm lanciati quando la Roma ancora giocava il campionato, con la paura viscida, con lo stordimento emotivo, lo sproposito che si verificò? Due campioni del mondo, Bruno Conti e Ciccio Graziani calciarono il rigore verso le stelle, come se volessero mandare disperati messaggi alloro angelo custode. La Roma perse così la Coppa dei Campioni."

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Offline borges

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Re:Annales
« Risposta #9 : Giovedì 14 Aprile 2011, 13:02:38 »
Grazie all'estensore!!!

ps
in attesa degli ultimi capitoli!!!!
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Offline BobLovati

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Re:Annales
« Risposta #10 : Giovedì 14 Aprile 2011, 13:02:54 »
borges ma è roba tua?

troppo facile; devi da indovina´     :P
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Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

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Offline MarcheseMCM

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Re:Annales
« Risposta #11 : Giovedì 14 Aprile 2011, 13:54:33 »
spettacolare, da far girare e far conoscere a tutta Italia i mille intrallazzi che hanno usato e le mille zozzate che hanno fatto da quando sono nati, che poi non se sa' manco come, quando e da chi.

Offline WombyZoof

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Re:Annales
« Risposta #12 : Giovedì 14 Aprile 2011, 13:58:55 »
post meraviglioso, tra i più belli di tutti i tempi

e pensare che il bello deve ancora venire... negli anni 2000

l'invasione di campo a roma inter me la ricordo benssimo, con la caccia all'arbitro michelotti. l'atmosfera era simile al giannini day
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Offline lollapalooza

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Re:Annales
« Risposta #13 : Giovedì 14 Aprile 2011, 14:05:50 »
Mi ricorda qualcosa...  ::)

Ottimo borges e ricomplimenti al misterioso autore, fremo nell'attesa del finale.



Offline DinoRaggio

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Re:Annales
« Risposta #14 : Giovedì 14 Aprile 2011, 14:06:53 »
Mi ricorda qualcosa...  ::)

Ottimo borges e ricomplimenti al misterioso autore, fremo nell'attesa del finale.
Mi associo.

Io ci faccio un'edizione straordinaria del foglietto!  :o  :)
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

RobCouto

Re:Annales
« Risposta #15 : Giovedì 14 Aprile 2011, 14:27:54 »
l'invasione di campo a roma inter me la ricordo benssimo, con la caccia all'arbitro michelotti. l'atmosfera era simile al giannini day

Tra l'altro, la vicenda è stata approfondita in una bella e recente biografia di Michelotti.

Dopo i casini dell'Olimpico, il Corriere dello Sport titolò con sobrietà "Chi è il delinquente? i teppisti o l'arbitro?": dimenticando il piccolo particolare che la moviola, all'epoca unica e condotta con grande serietà da Carlo Sassi, aveva dimostrato come il fallo su Boninsegna fosse IN AREA e il rigore indiscutibile. Ma questo non significa nulla, obiettò il prestigioso quotidiano: l'arbitro, comunque, non doveva assegnare il rigore, perché a un minuto dalla fine è meglio astenersi, visto quanto poi accaduto!

Fantastico.


Boks XV

Re:Annales
« Risposta #16 : Giovedì 14 Aprile 2011, 14:32:27 »
uno stracciarolo, in mezzo a cianfrusaglie, barattoli secchi di vernice e ragnatele

mai mano umana vergò con tanto raffinata precisione il ritratto del romanista colto nel suo habitat naturale.
genio.

jumpingjackflash

Re:Annales
« Risposta #17 : Giovedì 14 Aprile 2011, 14:52:43 »
la storia non si cancella con le urla. Merda eravate, merda siete e merda resterete.

muoio dalla voglia di conoscere il nome dell'estensore di cotanta Cronaca anche se gli consiglio il più  stretto anonimato che 'sti sciacalli sono capaci di tutto.

Offline Dissidé

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Re:Annales
« Risposta #18 : Giovedì 14 Aprile 2011, 15:15:11 »
io ho questo file word da un paio d'anni e lo mostro a tutti (citando la fonte)
ma mancano le pagine più succose ..... ;)

Offline Ataru

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Re:Annales
« Risposta #19 : Giovedì 14 Aprile 2011, 22:37:39 »
io ho questo file word da un paio d'anni e lo mostro a tutti (citando la fonte)
ma mancano le pagine più succose ..... ;)
io ho sempre pronte 7 bozze nel mio outlook ;)

osa c'è da psicolo propriono capisco.
qui sono un esempio di civilità e non solo per molti